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Virginia Dal Magro
@Virginia Dal MagroScultura
- Edizione: 2021
- Anno opera: 2021
- Altezza cm: 15
- Larghezza cm: 120
- Profondità cm: 120
Descrizione
L’opera nasce sull’Isola di Vulcano, la più meridionale dell’arcipelago delle isole Eolie. La mitologia greca colloca qui le fucine del dio Efesto, signore del fuoco. Cacciato dall’Olimpo per via della sua deformità, qui forgiava le armi degli dei, impegnato nei suoi progetti di ingegneria, metallurgica, arte e scultura. Efesto è espressione del “creatore ferito”, che attraverso un gesto naturale, alchemico, e al contempo artistico, rivendicava la sua posizione di dio, trasformando la materia grezza in oggetti di eroica bellezza. Un dio potente come un vulcano, ma limitato dalla fragilità dell’animo umano, ironicamente così propria e cara agli dei. Attraverso l’opera propongo il completamento di un cerchio, una quarta stratificazione della storia della materia locale. Da un lato, viene utilizzata la pietra pomice, frutto delle eruzioni vulcaniche con valenza puramente geologica. Il secondo strato è il racconto del processo alchemico di Efesto, nato cento mila anni dopo la nascita del vulcano. Il terzo è l’opera edilizia della popolazione locale che, forse ingenuamente, continua con la tradizione mitica metallurgica, e dopo anni di sfruttamento minerario, troviamo quasi come souvenir le inferriate metalliche decorative della abitazioni, e scarti di gasbeton edilizio successivi all’esplosione dello sfruttamento turistico degli anni recenti. Il mio gesto artistico è la quarta stratificazione, che si presenta invece come un’inversione di marcia. Ciò che è stato forgiato, le inferriate, gli scarti, viene riportato come “dono naturale” e allo stesso tempo “omaggio mitico, eroico” al vulcano, forza della natura e dell’immaginario collettivo. Il decoro è luogo d’incontro tra lo spazio naturale, quello mitico e quello tangibile e abitabile. L’installazione è composta da rocce di pietra pomice e scarti di gasbeton ritrovati sulle spiagge dell’isola. Modellati dalle maree, i due elementi diventano simili e il lavoro gioca sul confine tra natura e artificio, mimetizzando ulteriormente le fattezze sia dello scarto vulcanico che di quello edilizio. Su ogni pietra è stato inciso un motivo decorativo diverso, ripreso dalle inferriate dei cancelli presenti sull’isola: armonici nelle forme ma imposti con violenza all’interno del paesaggio rurale. Il lavoro si pone l’obiettivo di creare un ponte tra la manifestazione di un elemento naturale e la sua imposizione artificiale, trovando un equilibrio all’interno del quale possano coesistere senza sovrastarsi. *Le fotografie indicano l’opera installata presso il “Cratere della Fossa” sull’Isola di Vulcano, per il Premio Nocivelli l’installazione prevede 7 pietre disposte su una distesa di sabbia nera vulcanica ad occupare una superficie pari alle dimensioni indicate nelle specifiche tecniche. L’opera può essere installata a terra o eventualmente su un piedistallo.
Tecnica
Pietra pomice e gasbeton incisi, sabbia vulcanica