I finished my 4g

Come al solito, ho finito i gigabyte troppo in fretta. Io, che ho quel bisogno quasi istintivo di tener sott’occhio i miei socialnetwork, clicco su Instagram consapevole che perderò la pazienza. La lentezza del traffico dati ci impiega una vita a caricare e le immagini appaiono sfuocate. Al loro centro sono marchiate da un simbolo circolare, segno dell'uploading, che come un orologio scandisce il caricarsi del file. Ciò che succede in questa fase di uploading è una sorta di sviluppo della fotografia: il tempo impiegato è infatti concettualmente vicino, in campo analogico, a quello del liquido rivelatore che pian piano fa emergere l’immagine latente. Allora, in questo momento sospeso e incontrollabile, io clicco i tasti del mio iPhone, congelando in un istante il processo di creazione dell’immagine. I selfie comparsi sulla mia home, rubati grazie a screenshots, si fanno frammenti di un tempo non espresso, interrotto dall'imperfezione delle cose e dalla precarietà degli strumenti stessi.