Atmosfere

Nell’ultimo ciclo di opere che ho chiamato “Atmosfere” è sempre più presente dentro me quest’idea del paesaggio ma in una visione più eterea, rarefatta. Sono costantemente trasportato da una forza motrice, una forte pulsione interna che mi spinge a descrivere il paesaggio senza dichiararlo esplicitamente. Non vi sono espliciti riferimenti a luoghi, ma percezioni infinite di distanze, ombre sottili che gradualmente si dissolvono, perdono i loro confini e diventano spazi aperti e contemplativi dall’aspetto muto ed enigmatico. Nella restituzione pittorica, l’immagine si sfalda nel nulla, l’osservatore perde i punti di riferimento prospettici nell’attesa di ridefinire nuove possibilità percettive. Ampie porzioni di paesaggio, campi di colore e vivida matericità pittorica. Nell’elemento materico e bidimensionale predomina l’aspetto corporeo e monumentale della pittura. Potrei definire gli ultimi lavori quasi come “prospettive del colore”, in relazione al variare coloristico delle cose in ragione della loro lontananza.