Ivan Villa
@Ivan Villa
Biografia
Il lavoro messo di volta in volta in scena giunge irriflesso al mio cospetto. Luogo deputato alla codifica quale traduzione da un sogno o pensiero. Dove tale presenza viene sporcata di vita. Deputata alla vita. In questo processo ogni lavoro potrebbe essere il mio ultimo lavoro. Inattese promesse. Le materie risultano funzionali alla messa in posa. Alluminio, gesso, granito, plexiglas, rame. Sempre diverse e sempre uguali. Leggere come ombre o pressanti come il vero. Ogni parola tradotta da una lingua altra non traduce ma crea, nell’atto della trasposizione, una frattura, una possibile opera nuova, che della prima mantiene un lontano eco. A questo modo il mio intervento cerca, nella materia utilizzata, una parola adatta a tale inizio, una parola altra. Dove io non sono altro se non il primo confuso spettatore. Nel gesto di tradire l’originale sentore consento allo stesso di prendere forma e di essere. Fedele nella sua lontananza.