![](http://premionocivelli.s4demo.com/wp-content/uploads/2024/12/1581015923482mnrS9Xdq7a-3462.jpg)
![](http://premionocivelli.s4demo.com/wp-content/uploads/2024/10/1581012589095fEw54YQqGX-5729.jpg)
Cristina Scalia
@Cristina Scalia
Biografia
Cristina Scalia, in arte “Pesce Rosso”, Catania (Italia), classe 1991.
L’interesse per l’arte mi porta prima a conseguire gli studi presso il liceo Artistico F. Brunelleschi, Acireale (2010), per poi affinarli presso l’Accademia di Belle Arti di Catania (diploma di primo livello in arti visive, sezione pittura,2018).
Partecipo dal 2012 a diverse collettive ed esposizioni, sia in Italia che all’estero.
Continuo ad operare nella mia città natale, in Sicilia.
La quotidianità è la mia fonte d’ispirazione, caratterizzata dal suo ambivalente aspetto: quello avventuroso e veloce a stretto contatto con la natura, e quello quieto e paziente dove sorgono riflessioni e le opere prendono forma.
Ciò che ne viene fuori è il degno riflesso: un’alternanza di ambienti intimi e luoghi mozzafiato, accompagnati da riflessioni e quesiti sull’io, l’esistenza e il rapporto tra uomo e natura.
Interagendo con la natura se ne colgono le varie sfaccettature, dalle più piccole e solo apparentemente insignificanti, a quelle più uniche e di grande impatto.
E’ soprattutto da quest’ultime che si coglie davvero cosa sia la natura, e da cui spesso ha inizio un paragone riflessivo dove si prende atto della propria piccola dimensione al cospetto di questa imponenza, che gode del potere di decidere per e dell’essere umano.
Un senso di smarrimento, tuttavia prezioso, perché occasione di confronto con il proprio io.
Un’opportunità di “ridimensionamento”, nonché una presa di coscienza più intima ed ancestrale del proprio ruolo nel mondo.
Che ci si avvicini alla natura forse non a caso, ma per antico richiamo, un’eco interna e profonda che non trova ascolto tra i rumori assordanti del frenetico oggi sfuggito di mano?
Del resto è questo il nostro vero ambiente, il punto di partenza che ha dato noi vita.
Ne portiamo addosso i segni. Ha plasmato nel tempo la nostra stessa genetica.
Ne siamo per certi aspetti riflesso, similitudine.
Eppure esiste chi in questo suo riappropriarsi di status originario, sembra spingersi talvolta troppo oltre, rimettendo in discussione tutto.
Cosa si cela dietro questa bramosia?
Si celebra la natura e la sua grandiosità che sovrasta l’uomo o solo la spettacolarizzazione del sé?
Sembra sempre più delinearsi un confine tra le due parti, una linea sottile tra l’epifania di esser parte del tutto e l’esaltazione del proprio ego.
L’uomo vuole scoprirsi parte della natura o superarla?